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Successione per causa di morte ed eredità.

Le successioni ereditarie riguardano il trasferimento agli eredi della titolarità di tutti i rapporti patrimoniali, attivi e passivi, della persona deceduta.

In tal modo gli eredi subentrano sia nelle utilità sia nelle passività del defunto, nei crediti e nei debiti.

Quali sono gli eredi.

La chiamata ereditaria opera a favore dei soggetti previsti dalla legge ovvero di quelli previsti dal testatore, a seconda che si tratti di successione legittima o successione testamentaria.
Nella successione legittima l’eredità si devolve al coniuge, ai discendenti legittimi e naturali (la presenza di moglie e figli esclude ogni altro successibile), agli ascendenti legittimi (genitori, nonni), ai collaterali , agli altri parenti (fino al sesto grado) e infine, in loro mancanza, allo Stato.

In presenza di un testamento i chiamati sono liberamente individuabili da parte del testatore, tranne nell’ipotesi in cui siano presenti i cosiddetti soggetti “legittimari”, che non possono essere esclusi.
I legittimari infatti sono le persone a favore delle quali la legge riserva una quota di eredità o altri diritti nella successione.

Essi sono individuati nelle seguenti categorie: il coniuge , i figli legittimi , i figli naturali , gli ascendenti legittimi.

Eredi minorenni.

Quando tra gli eredi ci sono dei minori, l’accettazione col beneficio dell’inventario è obbligatoria, essendo l’unica forma di accettazione consentita per essi.

Le quote ereditarie.

Nella successione legittima le quote di eredità sono individuate dalla legge e dipendono dal numero dei beneficiari e dal grado di parentela.

Cosa si può fare nel caso di lesione della legittima ?

I soggetti legittimari, nell’ipotesi in cui ritengano si sia operata in loro danno una lesione della quota riservata dalla legge, possono impugnare il testamento, facendo ricondurre alla legalità le quote ereditarie.

Testamento senza indicazione di quote.

Un problema particolare può essere posto dall’attribuzione diretta da parte del testatore dei beni, senza indicazione di una quota ideale come previsto dal codice civile. In tal caso si dovrà ripercorrere a contrario il percorso logico svolto dal testatore, c0sì da risalire – attraverso la valorizzazione del suo patrimonio – alle quote ideali di fatto presupposte.

La rinuncia all’eredità.

I chiamati all’eredità (sia per legge sia per testamento) non sono obbligati ad accettarla.

Essi in fatti possono rinunciare alla stessa, senza obbligo di dare alcuna motivazione.

La dichiarazione di successione.

Quando si parla di successioni ereditarie non si può evitare di affrontare il problema delle conseguenze fiscali dell’evento-morte.

Tra gli obblighi cui gli eredi sono tenuti rientra quello di redigere e presentare all’Agenzia delle Entrate la dichiarazione di successione, che è un atto tributario.

Come scegliere un avvocato per questa materia.

Gli utenti al fine di poter scegliere un avvocato cui affidare l’incarico di assisterli, si domandano se il professionista ha sufficiente esperienza nella materia di loro interesse, quindi se è preparato, competente, esperto o addirittura specializzato.

Allo scopo, di solito si affidano al passa parola, all’esperienza già vissuta da amici, parenti o conoscenti.

Questo metodo però non garantisce affatto il potenziale cliente, perché il caso già risolto non è conosciuto in tutti i suoi dettagli, in quanto di solito viene riferito per sommi capi, senza valorizzare gli elementi che possono essere apprezzati solo da un giurista e che hanno condotto a vincere la causa.

Come fare dunque ?

Internet oggi rappresenta uno strumento molto potente e preciso per poter valutare, almeno a grandi linee, se un avvocato può meritare la fiducia del suo cliente in quanto competente, esperto o specializzato per un determinato tipo di controversie.

Il consiglio è di approfondire il livello di conoscenza espresso dall’avvocato nel proprio sito, epurando le varie espressioni autoelogiative e quelle generiche.

Un saggio della preparazione del professionista risulterà dalla lettura degli articoli che ha redatto sul sito, dal grado di approfondimento della tematica, dal numero degli articoli o delle pagine.

Lo studio legale dell’avvocato Baraldo ha accettato la sfida di essere sottoposto al vaglio del proprio pubblico e per tale motivo offre la seguente rassegna di articoli (ricordando però che si dovrebbe dapprima leggere la sezione “pagine” del menù, per partire da una visione generale, mentre gli articoli sono più specialistici).

Quindi leggete le pagine e gli articoli sulle successioni ereditarie.

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Divisione ereditaria

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LA DIVISIONE EREDITARIA

La divisione ereditaria è l’attività diretta ad attribuire a ciascun erede dei beni singoli in misura corrispondente alla sua quota ereditaria.

Quindi, dal punto di vista degli obiettivi si tratta di assegnare agli eredi alcuni dei beni inclusi nell’asse ereditario, così da renderli proprietari esclusivi, eliminando la comproprietà che si è creata con l’accettazione dell’eredità.

In tal modo si trasformerà la quota ereditaria, che è una quota ideale (nel senso che cade su ciascun bene, cosicché tutti gli eredi hanno il possesso di tutti i beni, ma nei limiti della quota di ciascuno), in una quota concreta (che attribuirà il possesso solo di alcuni beni, quelli che verranno assegnati in proprietà esclusiva).

Pertanto si può dire che la divisione ereditaria mira a porre fine alla situazione di contitolarità degli eredi sull’intero patrimonio del defunto, comprensivo di crediti e debiti.

QUANDO SI PUO’ CHIEDERE LA DIVISIONE EREDITARIA

La divisione ereditaria in linea generale può essere chiesta in ogni tempo da ciascuno degli eredi (art. 713 cc).

Quindi ogni erede è libero di far cessare lo stato di comproprietà sui beni compresi nell’eredità.

Ci sono però alcune eccezioni alla libertà di divisione, tutte previste nell’ipotesi in cui ci sia un testamento: se c’è un minore tra gli eredi (finché non abbia compiuto i 19 anni), oppure quando il testatore ha imposto un termine prima di poter dividere i beni (al massimo di cinque anni).

COMPOSIZIONE DELL’ASSE EREDITARIO DA DIVIDERE

Si deve ricordare però che l’eredità è un patrimonio costituito non soltanto da poste attive, quali gli immobili, il denaro, gli investimenti, i crediti, le aziende, ma anche le poste passive, ovverosia i debiti del defunto o dell’eredità (tra cui vi rientrano quantomeno le spese del funerale). Quindi è necessario assegnare a ciascun erede non solo i crediti, ma anche i debiti. Quando i primi hanno un importo superiore ai secondi, non ci saranno grandi problemi, perché si tratterà semplicemente di far pagare a ciascun erede la propria quota di debiti o in compensazione o in denaro. Addirittura, se il patrimonio del defunto presenta una liquidità sufficiente, si potrà prelevare direttamente l’importo necessario e gli eredi potranno provvedere al pagamento col denaro comune. Altrimenti ciascun erede dovrà fornire la propria quota di denaro oppure pagare integralmente il debito, per poi chiederne il rimborso in regresso dagli altri obbligati.

COME PROCEDERE ALLA DIVISIONE EREDITARIA

Per poter procedere alla divisione ereditaria, per prima cosa è necessario conoscere il valore dei beni.

Infatti si dovrà procedere all’assegnazione a ciascun erede di un numero tale di beni che arrivi a uguagliare il valore della quota ereditaria. Quindi verranno assegnati all’erede singoli beni che corrispondono al valore complessivo della quota.

In pratica si dovranno stimare tutti i beni di cui si compone l’asse ereditario, così da conoscere il valore di ciascuno di essi.

Poi si dovrà cercare di comporre ciascuna quota con quei beni che abbiano un valore il più possibile uguale al valore della quota stessa: l’operazione risulterà facile laddove il defunto abbia lasciato soltanto denaro o investimenti mobiliari (quali azioni, obbligazioni, titoli di borsa o altri investimenti facilmente liquidabili in denaro), mentre sarà più complicata allorché abbia lasciato anche o soltanto beni immobili.

Qualora i valori dei vari beni non sia uguale, si dovrà operare attraverso conguagli in denaro a favore degli eredi che riceveranno i beni di minor valore. Il denaro potrà essere prelevato direttamente dall’asse ereditario, se è presente, oppure dovrà essere conferito dall’erede onerato del conguaglio.

IL VALORE DA ATTRIBUIRE AI BENI DA DIVIDERE

Quando il defunto abbia lasciato beni immobili, risulta più difficile attribuire loro un valore che sia condiviso da ciascun erede. Se manca una valutazione condivisa da tutti gli eredi, è consigliabile eseguire una perizia di stima degli immobili, allo scopo di individuare il valore commerciale degli stessi. Il momento cui si deve riferire la valutazione è quello della divisione ereditaria stessa. Se l’immobile da dividere è uno solo, il relativo valore economico farà da parametro per individuare la somma di denaro che uno degli eredi dovrà pagare per liquidare la quota del coerede, qualora voglia diventare unico proprietario dell’immobile escludendo l’altro. Qualora nessuno degli eredi volesse ricevere in assegnazione il bene, l’immobile dovrà essere venduto a terzi, o attraverso una procedura volontaria, oppure con un’asta giudiziaria. Se invece ci sono più immobili, i relativi valori commerciali saranno messi a confronto per formare dei lotti da assegnare a ciascun erede: le eventuali differenze di valore saranno oggetto di conguaglio in denaro.

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IL DISACCORDO TRA GLI EREDI

Non è affatto raro che uno degli eredi contesti il valore dei beni assegnato da un altro, a seconda della convenienza personale. La difficoltà di trovare un accordo sul valore degli immobili è insita nella natura stessa dell’operazione divisionale, che deve comporre interessi spesso contrastanti, in quanto se taluno degli eredi ha interesse ad acquistare l’altrui quota, spera di farlo a un prezzo basso, mentre dall’altra parte chi ha interesse a vendere la sua quota confida in una valutazione superiore. Il disaccordo può coinvolgere anche l’aspetto della gestione del bene, relativamente alla contribuzione cui tutti sono tenuti rispetto alle spese di manutenzione dei beni. Ma può interessare anche l’aspetto del possesso dei beni, perché molto spesso almeno un immobile è goduto esclusivamente da uno degli eredi, senza la possibilità di fatto per gli altri di fare altrettanto o di mettere a reddito il bene, offrendolo in locazione a terzi. In tutti questi casi, in difetto di accordo, si dovrà iniziare una causa di divisione, che è l’unica soluzione che porterà sicuramente a un risultato utile per il coerede che intenda porre fine alla situazione di promiscuità dei beni caduti in successione.

DIFFERENZA CON LA DIVISIONE DI IMMOBILI

L’istituto della divisione ereditaria differisce da quello della divisione ordinaria, chiamata anche divisione immobiliare, in quanto la prima ha ad oggetto l’intero patrimonio del defunto, mentre la seconda agisce su un singolo bene. Ciò che invece accomuna le due situazioni è la comproprietà, per cui i problemi pratici che sorgono nelle due ipotesi sono simili, perché di solito riguardano la difficoltà di gestione in comune dei beni e la pretesa di uno o più eredi di ottenere la proprietà esclusiva per poter vendere il bene o goderne senza l’interferenza altrui (specie per la ritrosia a corrispondere i contributi per le spese comuni).